giovedì 19 novembre 2009

Arresti, cariche, denunce e riforme...

ATTENTI AL CLIMA!

Negli ultimi mesi la Questura di Milano sta colpendo tutte le realtà organizzate che lo scorso autunno hanno partecipato attivamente al movimento contro lo smantellamento della pubblica istruzione. Il 24 settembre la Procura ha emesso 60 avvisi di garanzia per fatti avvenuti durante l'Onda; il 29 settembre il Senato Accademico della Statale ha sospeso 2 studenti alla fine di un procedimento disciplinare iniziato grazie al materiale fornito dalla Digos; il 13 novembre una maxi-operazione di polizia si è conclusa con l'arresto di 5 studenti accusati di aver rubato fotocopie per un valore di 20 euro; il 14 novembre è stata sgomberata per la terza volta la scuola civica serale Gandhi che il Comune ha deciso di chiudere nonostante la sentenza del Tar; il 17 novembre, durante la giornata europea per il diritto allo studio, carabinieri e polizia hanno caricato ripetutamente un corteo studentesco fermando 4 studenti ora sotto processo.
Questa fitta successione di eventi di certo non porta a pensare a delle coincidenze. Il clima sta cambiando. Non si tratta solo di fare terra bruciata attorno a coloro che hanno contributo all'Onda per preparare il terreno alla riforma dell'università, ora in esame alla Commissione del Senato. Le persone colpite dai provvedimenti, infatti, non fanno politica solo a scuola o all'università, ma anche nella metropoli. Inoltre, i capi di imputazione e la quantità di mezzi e agenti impiegati nelle azioni repressive sono sproporzionati rispetto agli atti contestati.
I meccanismi e gli strumenti sono sempre gli stessi. Si colpisce chi è più attivo attraverso polizia e magistratura e contemporaneamente lo si criminalizza e lo si isola usando i media. La strategia è semplice: delegittimare chi è ritenuto un punto di riferimento per impedire che lo scontento possa trasformarsi in azione collettiva e opposizione sociale.
Il governo vuole “riformare” la scuola e l'università. Cerca di creare consenso spacciando lo smantellamento della pubblica istruzione e del diritto allo studio come innovazione e meritocrazia. Di certo non vuole un'altra Onda, men che meno come quella dell'anno scorso che ha saputo guadagnare consensi nella società. E' toccato lo scorso marzo a Roma, lo scorso luglio a Torino e ora è il turno di Milano.
La cosa più intollerabile per noi, forse, è l'appoggio che le autorità accademiche stanno concedendo. La presenza della polizia in borghese all'interno delle nostre facoltà è ormai consuetudine, le pressioni sugli studenti affinché denuncino altri studenti si stanno facendo sempre più frequenti, così come le richieste del Rettore alla Questura e ai Presidi dei nomi e delle foto degli studenti che fanno politica.
“Noi smantelliamo la scuola e l'università. Voi state zitti!”, questo sembra lo slogan degli ultimi mesi. E' rivolto a tutti. E sarà responsabilità di tutti se la strategia di sempre avrà successo anche questa volta.

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